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Nadia, entusiasmo naturale

domenica 2 luglio 2017

E’ pieno inverno e stamattina il sole splende nel cielo terso e fa freddo. Ma il freddo in montagna non entra nelle ossa, al massimo fa la nuvoletta dal respiro. Vigo di Fassa fino a vent’anni fa aveva un centro piccolo, sulla strada principale che terminava con la bella chiesa di San Giovanni.
Col tempo le case hanno occupato i prati e i pendii attorno ; gli alberghi sono cresciuti come funghi; i negozietti di alimentari sono diventati supermercati;  il giornalaio non saluta più tutti per nome perché i turisti sono tanti e spesso cambiano ogni anno; le stradine secondarie si sono allargate e gli incroci sono diventati rotonde; le vecchie case sono restaurate , le nuove tecnologie sanno recuperare un malandato fienile e renderlo un appartamento confortevole ed elegante: certo non c è più il profumo di erba né i bambini che corrono aiutando i genitori coi forconi e le capre, ma non c è più nemmeno la fame e la fatica.
Non si stava meglio quando era peggio. Era semplicemente diverso.

 

Quando venivo qui da bambina mi perdevo nei prati e avevo un po’ paura delle vecchiette che , ancora col fazzoletto in testa e il grembiule lungo , lavoravano nei campi parlando una lingua che non capivo. Adesso mi perdo su queste nuove strade che non conosco , ho solo un indirizzo e un riferimento. Sto cercando l’azienda “Fiores” ma sono tutte casette nuove , un po’ di legno e un po’ colorate , illuminate dal sole. Non c è nemmeno nessuno in giro a cui chiedere, particolare insolito in un luogo turistico, ma si sa, anche i turisti a volte vanno in ferie e tornano al lavoro.

Quasi quasi mi do per vinta.Poi ecco l’albergo che fa da riferimento! E vedo , piccola sul guardrail , una freccia di legno che indica la via e il numero civico che cerco! Ma è quasi mezzogiorno e forse è tardi per una chiacchierata o,  forse, sono solo un po’ intimorita e non so come presentarmi per farmi raccontare la sua storia… vabbè provo a sentire se ha tempo domani.  Se non è domani però chissà quando: poi torniamo a casa e passerà un bel po’ prima di poter tornare. Come si dice “ogni lasciata è persa”.
Mi avvicino… non è un ‘azienda, è una casetta con un piccolo cortile all’ombra , e ho la sgradevole sensazione di invadere un’area privata.”Permesso..!..?..” Non l ‘avevo notato ma c è un casottino con sopra l’insegna “Fiores- piante trentine biologiche” . La porta è socchiusa e solo avvicinandomi si sente il profumo delle erbe: se chiudo gli occhi sono sdraiata su un prato in alta montagna circondata di arnica, melissa, timo.. .e sento anche quel leggero pizzicore delle erbe più dure che solleticano la schiena e le gambe nude.. il sole scalda il viso e io sto meglio che in una SPA!
Apro gli occhi e ho il naso congelato, le mani in tasca coi guanti di lana e i piedi con le punte infreddolite ma dalla porticina compare Nadia, in jeans e maglione e un sorriso contagioso! Scatta subito la sintonia e ci accordiamo per vederci domattina, al pomeriggio dopo scuola devono portare i bambini a Trento, mi dice.
Torno a casa felice ed emozionata . Le strade ora sono casa mia, non mi perdo più e aspetto il momento che respirerò ancora i profumi dell’estate !
Camminare nelle neve è come vedere una corsa alla moviola: ti sembra di andar forte ma in realtà la presa scivolosa sotto le scarpe rallenta il cammino!
Per fortuna c è il sole e adesso so bene dove andare.                                                                                                                        Arrivo incredibilmente puntuale e nel cortile ci sono tre bellissimi bambini dagli occhi scuri scuri ma vivaci, che giocano spalando la poca neve caduta.   “Buon giorno bimbi! C’è la mamma ?” Mi guardano con sospetto e il più grande ordina al medio di andarla a chiamare senza perdere di vista né me né il fratellino piccolo. Dalla porta di casa ricompare il sorriso di ieri “Ciao Benedetta! Vieni , accomodati! ” Il sole illumina e scalda una stanza che accoglie e protegge tutta la vita famigliare e lavorativa di Nadia: sul tavolo con la panca ad angolo ci sono un pc e un calendario lunare. Sulla panca e sotto il tavolo le scatole con le creme. Non vedo la TV ma un vecchio giradischi con le favole che ascoltavo anche io “a mille ce n è…” Accanto ai libri con le favole ci sono gli zaini di scuola e oltre la porta la cucina dalla quale mi porta un calda , fumante, e profumata tisana. “Scusa, ma sto ordinando le piante per la primavera , ma devo guardare la luna e decidere cosa prendere : sai ci sono piante annuali o pluriennali, e dipende da cosa ci farò poi ma ho tempo fino a stasera! ” Quello che per me è un calcolo impossibile (sono notoriamente un pollice nero) per lei è entusiasmante e fonte di nuove idee. Ma Nadia è così : entusiasmo e progetti. Le viene un’idea, la fa , e ce la fa. Tra un figlio che entra per un biscotto e un altro che  esce per giocare mi racconta la sua storia . Nadia nasce a Genova, non lo diresti perché parla ladino e italiano con pronuncia inequivocabilmente trentina. Nasce sul mare , ma già dall’infanzia va sui monti liguri per aiutare il nonno con gli ulivi, a giocare con suo fratello armata solo di legnetti e fantasia. I suoi hanno una casa qua vicino , a Soraga , e lei nel suo cuore sapeva già che da grande sarebbe venuta ad abitare qui, al sole delle Dolomiti. Milioni di anni fa anche qui c’era il mare, ma ora conchiglie e pesci preistorici hanno lasciato solo le loro impronte nella pietra, come una foto, un mare immobile , un flash che in un sasso ci riporta nel passato lontanissimo . La sua vita cresce all’ombra dei carruggi nella città dei Doria; studia architettura ed è tra le prime a voler tentare un Erasmus. A Berlino. Senza sapere una parola di tedesco, ma per lei non è un ostacolo! Il suo papà si però , più realistico e prudente, la scoraggia. Allora studia per un anno il tedesco e parte: ancora adesso ricordando quell’esperienza le si illuminano gli occhi e non ci sono parole abbastanza piene per descrivere l’esperienza! Torna, si laurea a dicembre , ma siccome sa già che festeggerà con una vacanza da sola tra le sue montagne, prima va a lezione di cucina dalla nonna per imparare a sopravvivere da sola.

Sale a Soraga, passa un mese.
Passano due mesi.
Lei lo sapeva che non sarebbe scesa..ora lo sanno tutti!
Trova un lavoro lì vicino. E trova anche l’amore! Si sposa e nel giro di pochi anni nascono anche tre paia di occhietti scuri scuri, quelli che poco fa mi guardavano incuriositi.
In tutti questi avvenimenti che sarebbero già sufficienti per riempire una  vita , Nadia non si accontenta e comincia a pensare :” Sarebbe bello coltivare piante officinali biologiche quassù !”

 


Detto fatto. Comincia nel suo pezzetto di terra ma adesso ,dopo pochi anni , ha già in cantiere un bell’appezzamento per piantarne un po’ di più.Comincia con erbe e fiori per tisane.E non fatela semplice, perché significa ordinare le piante mesi prima, piantarle, curarle, studiarle, sperare nel clima favorevole..e poi c’è il primo sfalcio..e il secondo..il momento balsamico ( quello che ha il massimo delle loro proprietà benefiche)..e la costante incognita di cosa resterà, di quanto il sole darà forza ed energia, di quanto l’acqua darà vitalità, di quanto la terra darà nutrimento. Ma ammettiamo di avere covoni di erbe e fiori, e adesso? Bisogna essiccare. E ci vuole spazio e organizzazione.
Detto fatto. Ecco il casottino che profuma d’estate! Poi ci vuole un marchio..i sacchetti..e le norme da seguire..E se poi ne volessi fare dei cosmetici? Bisogna cercare un                                                       buon laboratorio , perché erbe biologiche meritano un trattamento senza prodotti chimici.

Detto fatto. Nella valle accanto ce n’è uno che fa al caso suo! E allora creme per mani, per viso, pomate riparatrici, shampoo per capelli.Poi pianta le verze per tutta la numerosa famiglia: figli, suoceri, cognati..ma ne vengono tantissime, troppe per loro! E se ne facessimo dei crauti? E un pesto?

 

E qui sicuramente la  nonna faceva eco… detto fatto! Si cerca , e si trova, un buon laboratorio dove confezionare le sue ricette. Ne nascono tanti vasetti ordinati che profumano  d’aceto e di dolce pronti per accompagnare un buon würstel o una fetta di caciotta stagionata.
Nadia è così. I passi che ha fatto servivano per portarla qui, dove il tedesco è necessario per parlare coi turisti. Dove amare gli ulivi serviva per conoscere la terra e i cicli della Natura. Dove la casa di famiglia in montagna l’accudiva e l’aspettava da sempre. Dove la cucina della nonna era il primo passo per nuovi  sapori e nuovi profumi. E adesso è un vulcano di idee, di sorrisi, di passione, di dedizione, di creatività ..in jeans e maglione, senza un filo di trucco, perché la  sua bellezza non ne ha bisogno, la sua bellezza è in sintonia con la Natura da cui dipende, con cui collabora e che sparge a larghe mani il miracolo di una pianta  che cresce e che può farci star bene. Nadia è così, lapilli di fiori. So già che quando tornerò a salutarla avrà già un’altra idea in cantiere e una già realizzata per stupire . Gli occhietti scuri forse non mi guarderanno più con sospetto e ci berremo insieme un buon bicchiere di sambuco , al sole di Pasqua coi primi crocus a  punteggiare il prato di bianco e viola.

P.S. Ho visto Nadia da pochissimo e, come da programma, l’idea in cantiere era già diventata realtà: freschissimo e salutare sciroppo di melissa!
Volete sapere le prossime idee? Ecco qui tutti i dati per conoscerla e seguirla!!

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