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Carta da pacco e carta velina.

giovedì 10 dicembre 2020

Questa è una storia delicata. Vera, verissima come tutte le altre, ma raccontarla e comunicarla è come fare un pacchetto con la carta velina. Bellissima, colorata, semplice, raffinata ci vuole grazia e calma, non ci si può permettere di fare pieghe sbagliate.
Annalisa risponde al telefono subito dopo il primo squillo e con la consueta disponibilità e attenzione prima ascolta e poi racconta. Ascolta le mie parole che dipingono un vissuto tutto sommato molto fortunato. Sì certo, insicurezze e paure ma nulla di più. Finisco presto i miei argomenti perché voglio ascoltare lei. Avverto che le sue parole saranno molto più pregne e intense. Quando Annalisa parla ha la straordinaria capacità di parlare di sé e della sua esperienza lasciando che anche tutto il coro di voci che lavora con lei presso Fa.Ce possa esprimere il suo canto. Fa.Ce è un’associazione che promuove progetti di lavoro e di socializzazione per famiglie con figli in difficoltà. La giusta descrizione di cosa fanno e di come lo fanno la trovate nel loro sito: le loro parole sono le più giuste! Ma mentre ascolto Annalisa mi rendo conto che le chiusure e le limitazioni che si sono rese necessarie hanno avuto prezzi quotidiani per alcuni molto cari. Non si lamenta, non inveisce, non recrimina ma mi ricorda cosa vuol dire non avere mai un minuto per sé; mi spiega quanto sia difficile e penoso, per chi non ha l’autonomia di collegarsi a un pc, non perdere la necessaria relazione coi compagni di scuola o laboratorio. Annalisa in questi mesi è stata un pezzo di sua figlia, ha dovuto sostituire tutti gli stimoli e le risorse che prima con Fa.Ce erano disponibili e vitali.  Ci confrontiamo, mi spiega meglio. Non è tanto la fatica e le energie che scemano, non è solo non avere più aiuti esterni che danno sollievo, non è tanto aver ridotto i prodotti da vendere per le feste…quello che davvero manca sono le relazioni tra le famiglie, tra i ragazzi, coi tanti volontari comunque disponibili. Quello che manca sono la festa di primavera o lo scambio dei doni per Natale, sono le occasioni che eliminano la solitudine o la penombra che una carrozzina o una qualsiasi diversità ancora creano nel nostro mondo super efficiente e performante.
Ce ne siamo accorti tutti che quello che ci manca di più è la possibilità di stare vicini, di un contatto, di un sorriso visibile e di gesti spontanei senza paura. Ma se io sono di carta da pacco loro sono di carta velina. Insieme saremo più forti e più belli. Insieme. Questa è la parola chiave che nutre Fa.Ce e che adesso manca tanto. Questo è la cosa che ci ricordano essere la più importante.  L’esperienza di Annalisa e tutti loro mi ha ricordato l’illusione di poter fare da sola. Nessuno lo può. E tutti quelli che hanno chiaramente bisogno di aiuto sono necessari campanelli d’allarme al nostro falso essere autosufficienti.
Mentre a me mancano le parole Annalisa mi racconta che è vero che hanno rallentato e sospeso alcune attività ma non si sono certo fermati : hanno inventato l’aceto di birra…hanno il miele…si regaleranno in assoluta sicurezza un panettone per farsi gli auguri…hanno un corso di danza on line e uno di pittura…  e io che sbuffo perché non so cosa fare per la cena!!
Chiudo la chiamata con una nuova consapevolezza. Avevo chiamato per sapere come poterli aiutare ma ho sbagliato prospettiva: sono io che ho bisogno di loro!

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