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Federico, a mano e di pelle.

lunedì 5 agosto 2019

“Calzolaio, non ciabattino.”
Senza punto esclamativo, perché lo sguardo era già esclamativo di per sé.
In verità alla parola ciabattino non avevo proprio pensato perché è un termine che credevo fosse caduto in prescrizione con il libro “Cuore”. Mentre invece si intende colui che ripara scarpe e oggetti in pelle. Il calzolaio no, è un’altra storia. E’ colui che sa creare un paio di comode scarpe dal nulla.
Montecchio è qui a pochi chilometri, il pomeriggio è di quelli assolati e torridi, a quest’ora del primissimo pomeriggio sui campi dorati e lucenti dopo il primo taglio di fieno non vola una mosca, non si muove una foglia, non si sente un rumore. Mi aspettavo la classica bottega da calzolaio e invece quando varco la porta e si apre una grande stanza: una parte negozio e una parte laboratorio. Federico emerge da quella che mi sembra penombra, ma sono solo i miei occhi ancora abbagliati dal sole che faticano a vedere alla luce dei neon. Federico emerge e con lui una stretta di mano vigorosa e un caffè sempre gradito. Entrano un paio di clienti e ne approfitto per gustare il mio caffè e sopratutto per gustare questo luogo, nuovo per me che, ammiccando, mi vuole raccontare una lunga storia. Ci sono tante scarpe da uomo bellissime ed eleganti sugli scaffali di legno grezzo. Ci sono borse e cinture dalle forme semplici o dalle fibbie importanti. E poi ci sono rastrelliere coperte di pezze di cuoio di tanti colori, di tagli di pelle con strane venature e disegni che mi dicono che si tratta di animali esotici e pregiati. Non appena Federico ha accontentato i clienti con la stessa cortesia con cui mi ha accolto poco fa , mi spiega che sono pelli, alcune originali altre stampate, alcune robuste e altre leggere sottili e cadenti come seta; alcune fantasiose altre semplici . Mi guardo attorno e vedo che per ognuna c’è la scarpa giusta, la borsa adatta, la cintura appropriata. Da queste pezze informi Federico crea forme avvolgenti. Abbasso lo sguardo e in mezzo a tutti questi materiali importanti un piccolo paio di scarpe da donna mi mostra la bravura e la delicatezza di cui sa essere capace: due scarpine grigie, di pelle morbida e scamosciata, aspettano di essere indossate per dimostrare la miglior qualità che possano avere: scordarsi di indossarle e non volerle più togliere.

Federico mi racconta la tortuosa via che l’ha portato qui a fare questo mestiere e ripensandola da lontano sembra che questo mestiere avesse proprio bisogno di lui, delle sue mani, della sua curiosità, del suo estro, del suo intuito e del suo impegno. Sicuramente l’esserci in qualche modo cresciuto dentro, grazie al lavoro del nonno prima e poi del padre, è stato un input fondamentale. Ma non tutti possono vantare la sua abilità e competenza. Federico nel suo simpatico fiume di parole e racconti mi dice tra le righe che cuoio e pelli, fibbie e fermagli, tessuti e cerniere, non hanno segreti per lui, ma sono alleati fedeli. Mi dice che tutte le macchine che vedo qui attorno lui le sa usare, aggiustare, mantenere. Parla e nel mentre cuce, smonta, taglia senza sosta, quasi che le mani sappiano già cosa fare, quasi che il tatto e la vista ubbidiscano con gesti consueti e consapevoli. Mentre racconta a volte si rammarica delle tantissime ore che passa in questa falsa penombra, ma la gentilezza e l’accuratezza con cui accoglie e soddisfa i clienti racconta anche che è felice del suo lavoro. Certo, dietro un paio di calzature ci sono ore di scuola e di lavoro, ci sono cura precisione ed esperienza…ci sono momenti difficili ma, ammette, anche soddisfazioni. Dentro un paio di scarpe o una borsa ben fatta c’è il sacrificio e la soddisfazione di un prodotto unico e di un uomo generoso che non ha esitato a insegnare il suo sapere con la stessa passione con cui ha imparato dai suoi maestri. Federico è così: entusiasmo, dedizione, serietà e passione, tanta passione, e anche se non sempre sente che è riconosciuta lui non saprebbe fare altrimenti.

Sono entrata qui decisa con passo svelto forse anche per trovare riparo dal caldo, ma esco in punta di piedi perché il rispetto per questa storia, per questo lavoro, per questa persona mi ricorda la gratitudine che dovrei sempre avere per chi, con lo stesso impegno, continua a difendere tanta bellezza e unicità.

Esco in punta di piedi, col passo leggero, e mi accorgo che non vedo l’ora di togliere questi sandali che il tempo e l’uso hanno addomesticato senza renderli però comodi compagni del mio cammino.

Esco, il caldo è lo stesso, il silenzio e la luce pure…solo il mio pensiero, mentre l’auto torna verso casa, ricorda parole colori e sensazioni nuove arricchendo il mio vissuto di un’altra Bella persona.
http://www.federicomori.it,

  1. Che bello, avrei tanto bisogno di camminare con passo leggero, quasi di volare. Non posso farlo ma questa è la sensazione che ho provato nel leggere il tuo racconto. Grazie a te, ogni tanto si evade e si sogna.

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