Riflessioni

Tic tac…

domenica 10 febbraio 2019

“Un secondo!” un’esclamazione ripetuta mille volte che implora al tempo di fermarsi, o di dilatarsi quel poco che serve per compiere qualcosa in sospeso..ma lui, tic tac, implacabile passa il testimone e la lancetta va avanti.

Il secondo è una frazione dell’ ora che già parte in svantaggio: non è “primo”, non lo sarà mai.
Eppure ha la sua rivincita nella reale percezione che abbiamo del fluire del tempo, perché non c’è orologio che in qulache modo non lo visualizzi dandoci il ritmo dell’inesorabile scorrere della vita…cadenzato…inarrestabile…un tic tac che ci porta sempre avanti, volenti o nolenti , fermi o in moto andiamo avanti…almeno finché siamo qui, impastati di terra e gravità, bisognosi di riferimenti che hanno un inizio e una fine… poi, dopo, dopo quell’ ultimo secondo, le lancette svaniscono, il tempo e lo spazio diventano un’unica dimensione senza peso…

Nella sua brevità e singolarità però può essere determinante,definitivo, innovatore; così come tanti piccoli secondi in fila come soldatini ordinati sono la nostra stessa vita, come gocce che formano il mare, come steli d’erba sui prati d’agosto, come pietre sul sentiero, come fili nella trama: tutti necessari anche se uguali, togline uno e non sarà più la stessa cosa.

Mattina presto, silenzio in casa, alzo le tapparelle piano e il cielo stupisce ancora coi suoi colori e la sua luce. E’ così bello! I profili dei condomini e delle antenne paraboliche sono solo linee spezzate nell’ombra, e mentre le sfumature annunciano un nuovo giorno spontaneo mi sorge un “grazie!” che vorrebbe fermare quel momento , ma non si può…tic tac… un pettirosso compare nella luce che lentamente rivela il paesaggio,i suoi colori mi ricordano favole d’ infanzia mentre impettito sul ramo si sente scoperto dall’alba e dal mio sguardo sognante …tic tac… un battito d’ali. Ed è giorno.

 

Agosto. Il 30 direi. Alle 2 del pomeriggio, ne sono sicura. Per strada , con quel caldo, a quell’ora eravamo davvero pochi. I più riposavano al fresco, persino i bambini e i cani in città cercavano l’ombra. Nel mondo stavano succedendo miliardi di cose ma il mio mondo erano solo quella borsa nel cestino della bicicletta con le poche cose necessarie per un week end fuori casa. Ricordo benissimo la strada deserta, assolata, silenziosa; ricordo benissimo la spensieratezza e la libertà : il futuro era luminoso, libero come l’asfalto che scorreva sotto le ruote; ricordo benissimo di aver rallentato perché l’autobus, il mio 9, aveva bisogno di spazio per girare; tic tac…
SBAM!…un secondo e rotolavo per aria con la bici tra le gambe, sbattevo a terra e non ricordo più nulla. I soldatini ordinati del mio tempo erano stati abbattuti da un auto impazzita. Buio, freddo e nulla. Poi i soldatini a fatica si sono rialzati impolverati e ammaccati, si sono rimessi in fila, frastornati ma interi. Più o meno. Qualcuno aveva perso un po’ di colore, qualcuno è rimasto sbeccato, le fila non sono più così dritte..ma un sorriso, biondo e rassicurante, mi ha riportato al presente “Tranquilla, va tutto bene…”. Si fa per dire, però sì, poteva andare peggio. Quel secondo alle spalle ha alterato per sempre il mio orizzonte: per quanto la strada possa essere libera e assolata so che ci può sempre essere un autobus di fronte o un auto a sorpresa che devia il percorso, che cambia la prospettiva. Anche se poi  è andato tutto abbastanza bene quel secondo alle spalle ha per sempre cambiato il valore del tempo, ogni secondo è amplificato nelle sue potenzialità, ogni momento non è scontato, ogni attimo è un dono e una sorpresa e , forse sì, dai…grazie anche di questo: quel secondo inaspettato ha dilatato il mio cuore, certo più fragile ma più consapevole.
E sopratutto grato.

Capita, nella folla così come in ambiti ristretti che i gesti siano naturali e fluidi, consueti e prevedibili. Capita anche che, nelle stesse situazioni, qualcuno sposti gli equilibri o gli interessi ispirandoci atteggiamenti nuovi, ardire insperato, coraggio euforico, o crisi profonda: lo faccio o non lo faccio? Lo guardo o non lo guardo? Come lo guardo? Mi avvicino o resto qui? Parlo o resto indifferente?
A volte in quel tic tac ci si gioca la giornata: “Ciao! Speravo di vederti!!” e torna il sole anche sotto l’ombrello.
A volte ci si gioca l’anima :” Hai bisogno di aiuto?” e un sorriso si illumina, contagiando il cuore.

A volte ci si gioca la vita, prendendosi per mano, guardandosi negli occhi, senza tante parole.

Ma se in quel secondo non avessimo fatto quel passo verso l’altro un velo grigio e polveroso sarebbe sceso sui nostri respiri.
Se in quel secondo non avessimo teso la mano o scambiato quello sguardo d’intesa, nel mondo, nei secondi del mondo, ci sarebbe stata una goccia di bene in meno, piccola e silenziosa goccia che però avrebbe potuto dissetare una vita. La nostra per prima per poi, come ruscelli e immissari, alimentare il bene che scorre nel tempo.

 

A volte poi quel secondo è un passo indietro. Un lasciar andare. Un farsi da parte e amare da lontano. Come quando nasce una persona: nove mesi di secondi in silenzio, poi quei minuti faticosi e gravidi d’attesa..tic tac…un vagito ed è Vita! La sua però, non la mia. Un altro tic tac che scorre accanto a me, coi suoi colori e le sue note, a volte si suona insieme, a volte sono assoli da ascoltare. Cosi come quelli di un amico, di un fratello, di ogni essere umano che in uno spazio di tempo, un secondo o milioni di ore, può arricchire la mia trama. E io la sua.

E poi ci sono i secondi lunghi. O meglio quelli che che invece di essere separati da ritmati tictac, scorrono invece sfumando uno dopo l’altro come le tinte dell’arcobaleno. Pensate al cioccolatino che si scioglie in bocca, alla brezza che solletica le prime foglie in primavera, ai fiocchi di neve che fioccando danzano dal cielo, a un’ alba o un tramonto, o a un cielo brillante di stelle …pensate a un bacio, a una carezza, a un abbraccio…le lancette avanzano ma senza rumore…
Il silenzio si fa musica e non posso che sentire che ancora in me suona, senza tempo, un altro “Grazie!”

 

P.S.la frase in tedesco recita “fai come la meridiana, conta soltanto le ore serene”

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