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La Crosmata di tele

martedì 5 luglio 2016

 

Ah che bello! Quattro giorni in montagna da sola con papà : ho grandi aspettative e ho bisogno di rallentare il ritmo cittadino.

Faremo l’orto. Io sono notoriamente negata nel mantenere in vita per più di una stagione al massimo ogni genere di vegetale. Le piante grasse muoiono di sete. Le altre affogate da eccessi di zelo. Sono molto darwiniana, credo nella selezione della specie: se sopravvivono da sole grazie alla provvidenza della natura vanno bene per casa mia. In realtà sono rapita dalla bellezza e dalla perfezione dei cicli naturali…prima di tutto mi stupisce che la vegetazione sia Bella. Nessuno al mondo sa essere elegante e fantasioso come un prato fiorito o come un solo Myiosotis e nessuno lo è in modo così gratuito. Gli uomini se sono eleganti lo sono almeno per sé stessi ma molto spesso c è un secondo fine, nulla di male magari, ma mai in modo gratuito . I fiori di campo per chi lo fanno? Direte per le api…ma le api hanno bisogno di bellezza per succhiare il nettare? Non credo…io penso che sia una delle prove dell’ esistenza di Dio. Chi può aver creato una Natura di sì tanta perfetta bellezza ? E intendo i colori ma anche le simmetrie e gli abbinamenti…così come i cicli e le ragioni che li governano: è tutto un sistema ben pensato in ogni particolare (se non ci mettiamo troppo le mani noi umani..) e pure bellissimo, fantasioso e sorprendente ! Ma torniamo all’ orto. Io negata ma ammiratrice della vita bucolica ,se guidata , apprezzo moltissimo sporcarmi le mani con la terra . Così, grazie al lavoro che ha già fatto mia sorella di disboscamento dalle erbacce invernali e dai sassi, io mi prendo la parte nobile e metto in sede 35 piantine di insalata e 7 di zucchine: di più , a 1300mt s.l.m per tre mesi l’anno, non si può fare . Ma per me è poetico che sia mio papà a insegnarmi , e mi viene una gran voglia di farlo anche in città sul balcone! Realisticamente ci vorrebbe un’altra vita a disposizione e in questo caso mi piacerebbe poter credere alla reincarnazione! Chissà ..magari in paradiso (arrivarci..!!) avrò più tempo: un eternità potrebbe bastare per imparare!

Camminerò un paio d’ ore al giorno. Dopo pranzo, mentre papà riposa, farò una bella camminata sui miei sentieri , quelli che d’ estate sono pieni di gente , di voci, di suoni e odori..adesso sono solitari , silenziosi e tranquilli . La gente c è ma non corre né schiamazza. Il silenzio è poter sentire il canto degli uccellini e del torrente che corre a valle limpido e impetuoso. I suoni sono le campane della chiesa a mezzogiorno o le falciatrici che tagliano il primo fieno. I profumi sono di terra umida e erba tagliata e non di marmitte o musica da bar all’ aperto. Il tempo non rallenta , semplicemente si riempie di ogni momento, ogni secondo si respira e si assapora e tutto diventa più umano e reale. Più Naturale , se pensiamo ai fiori di cui sopra.

Leggerò . Quando fuori c è ancora luce, la luce naturale del sole al pomeriggio o dell’ imbrunire poco prima di cena e magari con le montagne che si tingono del loro caratteristico rosa. Quando gli occhi stanno ancora aperti e la mente può ricordare le parole del libro arricchendo la memoria di nuove immagini e sentimenti. Quando vorrò io e non quando gli eventi me lo permetteranno. Quando e quanto vorrò io con l’ unico pensiero di fare qualcosina per cena.

Dormirò, senza sveglia. Senza quel fastidioso trillo che anche con la suoneria più dolce dell universo mi ricorda che non posso più sognare né riposare. E sono pressoché sicura che non dormirò tanto di più ..semplicemente sarà il sogno e il fisico a determinare l’ inizio delle attività .

Mangerò il giusto. Non avrò appetiti nervosi e conseguenti sensi di colpa. Non farò spese per la settimana ma solo giorno per giorno , salutando e parlando col panettiere e col fruttivendolo, col giornalaio e col macellaio..ultimi rari esemplari di commercianti al dettaglio esperti dei loro prodotti.

Insomma, poche e semplici aspettative, ambirei a una vita normale e tranquilla, per soli quattro giorni poi…cosa vuoi che succeda nella nostra casetta in montagna…non succede mai niente di interessante in verità…

Invece…

Tre ore e mezza di auto con breve pausa per un caffè . Usciamo al casello e si comincia a salire. I colori ed il paesaggio cambiano gradualmente : la pianura velata di foschia e caldo lascia il posto a vigneti pregiati aggrappati a pendii ripidi  sotto il sole terso e l’ aria più fresca delle prime montagne.

E poi, finalmente , le mie montagne. Non mi stancheranno mai. Questa valle è casa mia.

Varco il cancello, spengo il motore e anche il condizionatore che ormai aveva anestetizzato anche le orecchie col suo ronzio, apro la portiera e ancor prima di sgranchire le gambe arrugginite da ore nella stessa posizione  sono piacevolmente avvolta dal fresco dell’ aria di montagna e dal profumo del prato verde ancora punteggiato da margherite e botton d’ oro. Papà armeggia con le chiavi per aprire casa  e sono felice di saperlo felice nella sua casetta di montagna. Mi stiracchio bene e comincio a scaricare i gerani dal baule: mi sento già un pollice verde, papà attacca la luce e comincia il rito della’ apertura estiva di tutte le persiane: si chiuderanno solo tra tre e mesi quando papà tornerà a malincuore in città…ma la sua voce allarmata mi risveglia:

“..ma chi ha chiuso l’acqua l’ultima volta? C è il bagno allagato!!!”

Le famose aspettative sublimano in un attimo. Da speranze solide a illusioni volatili in pochi attimi.

Per farla breve nel giro di un ora due idraulici hanno sfoderato il martello pneumatico e cominciato a spaccare il muro in cerca della perdita . Evvai!!

Fare l’orto si è risolto col piantare le 35 piantine di insalata e le 5 di zucchine in circa 20 minuti.

I due passi li farò domani. Forse. Il cielo non è sereno, anzi. Corro a fare la spesa perché la dispensa ė desolata e desolante . Cenetta veloce , TV con le immancabili buone notizie del Tg e finalmente nanna col piumone: è estate ma la casa ha ancora il fresco della primavera nei muri. Provo a leggere, poche righe, meglio il buio vero non alterato dalla luce dei lampioni cittadini e addormentarsi ascoltando il legno del pavimento che scricchiola risvegliato dai nostri passi dopo tanto tempo…e sogno…tanto…e mi risveglio col profumo del caffè di papà e i rumori della colazione: che meraviglia, riti che si ripetono da sempre e rasserenano e rassicurano.

Il tubo è rattoppato, il buco resta aperto per asciugare ma anche perché il muratore verrà…quando? Quando potrà e vorrà, non c è fretta.

E vado a camminare .Inaspettatamente il cielo si apre e squarci di azzurro e di sole si alternano a nuvole paffute e veloci nel vento. Inaspettatamente si avverano il silenzio e i profumi che mi aspettavo e il tempo sembra cambiare battito. Faccio foto e sgombro la mente. A fatica però ,perché rallentare i pensieri non è immediato, né facilissimo se si è abituati ad averne tanti e diversi tra le mani, se si è abituati a gestirne troppi insieme cercando di non farli cadere come un bravo giocoliere… non è facile ma ci riesco perché tornata a casa ho voglia di fare una torta .

Una torta di mele.

Leggerissima. Buonissima. Semplicissima..

In casa ci sono tutti gli ingredienti grazie alla spesa di ieri.

Vado a memoria perché la base è la torta che usa come misura il vasetto di yogurt che fa parte dell’ impasto e l ‘ ho fatta mille volte.

Ci sono due novità : la prima è che al posto della farina , con le stesse proporzioni si usa solo fecola. La seconda è che non ho robot qui e farò tutto a mano. Proprio come Biancaneve. Invece di mescolare tutto a massima velocità per trenta secondi e poi in forno prima imburro e infarino la teglia e accendo il forno statico a 180*. Sbuccio e affetto quattro mele e le lascio nella ciotola con poco succo di limone per non farle annerire e per dare un sapore fresco alla torta.Mescolo bene e con calma yogurt olio e zucchero..poi i tuorli, uno per volta poi  la fecola setacciata col lievito..mescolando bene e sempre con calma per non fare grumi..e poi monto gli albumi a mano come mi insegnò mia nonna: “finché la forchetta ne esce perfettamente pulita ” . Amalgamo al tutto mescolando piano ma decisa  dal basso verso l’ alto e verso nella teglia . Ora la parte creativa: come dispongo le mele? In cerchi concentrici e fitti di mela, perché ho imparato che più c’è n è meglio è anche perché cuocendo non sono poi più così ammassate. Cospargo di zucchero di canna e poca cannella . Ci vorrebbero i pinoli sopra ma non ne ho ma ho . Ho delle mandorle. Le taglio a coltello e le spargo sopra . E inforno! Ci ho messo quasi mezz’ora ora e non trenta secondi ma guardo la cucina ed è piacevolmente sporca di sbuffi di farina e bucce di mela, gusci d’uovo e ciotole ancora da leccare. Non so…ho come l’impressione che anche la torta sia più contenta: che a farla a mano si sia sentita più coccolata  e che sarà più contenta di cuocere  bene per ringraziarmi. Raccolgo tutto e riordino allietata dal profumo che comincia a invadere e impregnare il perlinato della cucina. La torta lievita con calma e io mi godo lo spettacolo di questa chimica di albumina e glucosio che si chiama torta ; che non viene mai identica alla precedente ma che come sempre fa felice chi la fa e chi la gusta; che mischia creatività e regole precise ed è una sfida o una scommessa ogni volta.

A cena la torta non è finita perché l’ultima fetta nessuno ha avuto il coraggio di finirla facendo il tris!

E io ero felice di aver saputo fare ancora a mano una dei miei dolci preferiti, peraltro imparati qui nelle lunghe estati piovose dell’ infanzia, fare a mano è un’altra cosa…credo che anche a casa in città metterò i robot nell’armadio per impormi il piacere riscoperto qui : usare meno elettricità e inquinare meno, rallentare e godere di più del risultato, coccolare gli ingredienti e far sorridere gli ospiti e sopratutto sentire col tatto, con la vista e con l’odorato quello che faccio , senza correrci sopra e dimenticarmi di averlo fatto.Grazie Biancaneve! La tua favola non mi è mai piaciuta molto, ma mi hai ricordato come ho imparato a fare torte e a quanto più bello e vero fosse farle così .

Spero tanto che anche il tuo Principe Azzurro (come si chiamava?) abbia potuto assaggiare tante “Crosmate di tele” fragranti come quelle fatte nel tuo bosco..il segreto del “vissero felici e contenti” potrebbe essere li!

Per chi volesse provare la torta vi lascio qui le dosi , il procedimento l’avete letto..ma a chi non ama cucinare auguro di cuore di poter riprendere a fare quel che più piace in semplicità ed essenzialità con tutta la soddisfazione che ne consegue! Buona “torta” a tutti!

                                                  CROSMATA DI TELE

1 vasetto di yogurt ( se volete dare un aroma potete usarlo al gusto che preferite)

3 vasetti di farina o 3 vasetti di fecola di patate

2 vasetti di zucchero

1 vasetto di olio di semi (io ho usato quello di mais)

1 bustina di lievito per torte

3 uova

4 mele

succo (e scorza, per sapore più deciso) di limone

mandorle o pinoli

zucchero di canna

p.s. Se l impasto vi sembra un po’ liquido potete aggiungere alla fecola due cucchiai di farina ..una volta l’ ho dovuto fare , nulla di grave..

 

 

 

 

  1. Che bello ….mi hai fatto rallentare i ritmi con questo racconto! Brava. Mi è piaciuta molto l’immagine della “torta coccolata” …effettivamente li coccolo poco ultimamente i miei piatti!
    Quanto all’orto…Robbi è fiero di te , ma 35 insalate sono TANTISSIME! ! 🙂 Prossimamente mi aspetto un tuo post su come usare un esubero di insalata piantata in un momento di particolare ispirazione “ortifera” !! Un bacio e alla prossima lettura! Cri

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