Cose | Incontri | Luoghi

Le capre asciutte

mercoledì 18 novembre 2020

Costretta, per ora, a contattare alcune persone solo col cellulare alleno la fantasia per creare un contesto alle parole via cavo. Io telefono di rado, ormai gli interlocutori sono call center di vario tipo o qualche anziano che sbaglia numero. I messaggi hanno sostituito il tono di voce, i silenzi, i rumori di fondo…e non puoi cancellare quello che dici, non puoi dire “rispondo dopo”. Vantaggi e svantaggi dei cambiamenti.
Quindi mi godo una telefonata vecchio stile. Manca solo il cavo attorcigliato che mi limita gli spostamenti.
E’ tardo pomeriggio ed è già buio. Chiamo Michelle ma resto interdetta perché risponde suo padre. “Gliela chiamo subito!” mi rassicura gentilissimo “Michiiii!” e mentre il microfono mi restituisce rumori di casa e di aia io con la memoria immagino la scena e ricordo quel luogo stupendo sospeso sulle colline, quella famiglia che è sempre un grande unico sorriso, quella stalla che è una casa per caprette e mucche amate e curate, i colori, l’aria frizzante e il ritmo di lavoro incalzante ma mai frenetico. Come il cuore, al giusto ritmo, mai si ferma.
“Come state?” La voce di Michelle mi racconta generosa mentre capisco che sta facendo altro: chiudere un recinto? Accarezzare un vitello? Controllare il foraggio? Risponde brillante, stanca ma brillante. Nonostante lock down e chiusure alterne di mercati si sono riorganizzati portando a domicilio i loro formaggi. La mungitura di capre e mucche non è stata bloccata da nessun virus e il loro piccolo caseificio ha continuato a produrre ottimi formaggi. Coraggiosi hanno anche sperimentato cose nuove; generosi hanno creato collaborazioni: yogurt loro e composte di frutta bio di un azienda amica; ottimisti hanno già pronti gustosi vasetti di formaggi sott’olio per Natale. Michelle è il solito torrente gagliardo di passione e entusiasmo e con lei tutta la famiglia collabora infaticabile. Quando chiudo la telefonata qua, intorno a me, cala un gran silenzio, e fuori dalla finestra un lampione fa una flebile luce su una panchina deserta. Però sorrido anche io: perché Michelle mi ha ricordato che, come la Natura, non ci si può fermare; che la fatica ripaga sempre se si è grati del necessario e che la generosità arricchisce molto di più. Scoccia ammetterlo ma la fatica, se vissuta col cuore, ha una sua Bellezza: alla sera sarò stanca ma soprattutto appagata.
Sorrido e penso che sono contenta che le capre adesso siano asciutte: sono gravide e non le si può mungere. Sono contenta perché è una pausa rispettosa che porterà tremolanti belati tra qualche mese e sicuramente nuovi sapori genuini sulla tavola. E sono contenta perché in questo Natale che pare diverso, coi suoi vasetti sulla tavola noi sorrideremo di gusto e lei sorriderà di gioia.

Per info: https://aaladinara.wixsite.com/ladinara
 Homo Faber pag pag 132
oppure sul blog cercate “Michelle e il suo gregge 3.0” del 5/11/2018

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *