La finestrella del rifugio è appannata dal nostro respiro alterando la vista del cielo limpido. Intorpidita mi libero dalle grinfie del sacco letto e un brivido mi sveglia. Con la manica asciugo l’umidità sul vetro e attraverso le gocce spalmate vedo un cielo turchino e un muso con due occhioni nerissimi che da sotto mi guardano e mi aspettano. Lentamente usciamo tutte dai nostri respiri lenti e dai sogni, mentre dolorini variegati ci riportano alla realtà ricordandoci i tanti passi fatti. Il silenzio e qualche risatina accompagnano i gesti ormai consueti, ma i pensieri sono nuovi e forse non ci piacciono molto: oggi scendiamo a valle per l’ultima tappa e dormiremo a Bobbio Pellice che, coi suoi 531 abitanti, ci sembrerà una metropoli . La colazione preparata da Giovanni ci commuove: il giorno prima si è fatto una scarpinata di quasi 1000mt di dislivello per poterci offrire oggi i suoi squisiti e abbondanti prodotti ben riposti nello zaino. Gli occhioni nerissimi sono di una cagnetta silenziosa che, aspettando il suo padrone pastore lontano, al momento inganna il tempo accompagnandoci fino all’imbocco del sentiero. Salutare questo posto mi stringe il cuore, consapevole che anche se tornassi qui un’altra volta non ci sarebbe più la stessa magia: Lucia e Giacinta con me, Giovanni che ride anche con le mani, questo cielo pulito, questi prati ampi morbidamente distesi ai piedi di rocce aguzze e frastagliate, fiori e suoni lontani di campanacci e belati, profumo di erba e aria frizzante…guardo tutto cercando di incamerare ogni dettaglio per non scordare nulla e trattenere tutto in quella memoria profonda che scalda l’anima ogni volta che la si interpella. Oggi è tutta discesa e, anche se io preferisco salire, il panorama mi ripaga e mi consola. Preferisco salire perché mi scaldo e non ho freddo, perché il passo tiene un ritmo costante e mi sembra più stabile, perché salire ha il sapore di una sfida da affrontare e da vincere, perché salendo ho il tempo per osservare tutte le cose bellissime e piccolissime che circondano le mie scarpette ma poi, se bevo un sorso e mi raddrizzo, ecco che lo sguardo diventa un grandangolo di stupore. Ma oggi è solo discesa. A fianco del sentiero scende con noi il torrente che gioca e ci sorprende con cascate e cascatelle, con pozze e laghetti di acqua pulitissima verde smeraldo. Il sentiero è ben tenuto perché in tempo di guerra era stato sistemato e noi, ripensando alle belle giornate passate, lasciamo alle spalle il sentiero ripido di sassi e fango e ci abituiamo piano piano, passo passo alla bassa quota: il torrente scorre largo e tranquillo, il percorso si appiana, gli arbusti e le case sono sempre più presenti…addirittura un bar, biancheria stesa , qualche automobile, la chiesa e il posto polizia: tutti segnali di una civiltà che avevo scordato, perché anche a Rodoretto o a Saret o a Massello questa civiltà era lontana, diversa…o forse ero io che avevo uno sguardo differente. Comincia l’asfalto, i segnali e i divieti stradali, e per mangiare ci indicano un’osteria perfetta per il nostro stato d’animo: è come entrare in casa di una famiglia, festa di compleanno inclusa e caffè dalla moka. Uscendo sulla piazza deserta del paesino mi volto e do un ultimo sguardo alle montagne ma, come Orfeo, vengo delusa: il cielo si è sbiadito e la bellissima conca verde in cui ero poche ore fa è inghiottita dalla morfologia delle montagne e non si vede più. Mi consolo solo pensando che stasera farò una doccia comoda. Bobbio è la giusta tappa di adattamento alla “normalità”, un paese dove c’è tutto ma in scala ridotta: un piccolo e ben curato centro storico, bar e cinema, corriere e ristoranti, chiesa cattolica e chiesa valdese…io però, sebbene lavata e profumata, passeggio con le zie prima di cena, coi pantaloni da cammino, le scarpe da trekking e un atteggiamento distaccato da tanta mondanità. Però l’ammetto: quando la ragazza del bel pensionato valdese in cui dormiamo ci ha aperto la porta della camera con tre letti morbidi e puliti, comodino, doccia e shampoo omaggio ho proprio goduto!!
Essendo un posto di villeggiatura soprattutto per anziani la cena è curata, disinfettata, mascherata, organizzata… ma molto semplice: Giovanni e la sua frittata, Marco e il suo caffè sono lontani anni luce! Ma va bene così…ci corichiamo presto perché domani la corriera che ci porterà in stazione parte presto e poi perché vogliamo mantenere per l’ultima volta i ritmi circadiani conquistati in questi giorni. Il letto è fresco, le lenzuola ben tirate, il giardino fuori ha le siepi potate ad arte e sulla sedia in fondo al letto ho pronto l’ultimo cambio pulito. I giorni scorsi non era un problema avere uno sbaffo di fango sul ginocchio, i capelli spettinati dal sacco a pelo, o la maglietta spiegazzata…non era un problema perché chi era con me ascoltava la mia voce e vedeva solo il mio sorriso. Domani non sarà più così temo, ma quello che spero prima di chiudere gli occhi all’ultima luce della giornata, è di mantenere questo sguardo da pellegrino.
Chi è l'autore di MerakiBlog
Benedetta
Blogger, Viaggiatrice
Mi chiamo Benedetta, gloriosa classe '67...sono italianissima: nata e cresciuta in una piccola e bella città di provincia ho nonni e genitori che vengono da posti diversi, infatti in me scorre sangue trentino, veneto, lombardo, romano e sardo e ne sono orgogliosa! Questa condizione mi ha abituata all'importanza dell'avere orizzonti larghi, a voler scoprire e capire diverse abitudini e sensibilità.
Sono stata educata col senso del bello anche nelle piccole cose
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