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Francesca che racconta col pennello.

lunedì 18 dicembre 2017
L’inverno sta diventando imprevedibile.
Il freddo si fa attendere, non dico desiderare per rispetto dei freddolosi come me, ma è pur vero che un inverno senza freddo è solo un inverno grigio, è un attesa sospesa a cui non sappiamo abituarci.
Ma quel mattino c’era un bel sole e un bel cielo azzurro , potevo girare in bicicletta con la giacca leggera. Le decorazioni di Natale in quell’atmosfera di Primavera anticipata erano proprio stonate: babbi Natale schiantati sui balconi  circondati da lucine a intermittenza rese invisibili dal bagliore più acceso del sole. Sorrido e vado oltre…
Cerco il numero 32 di una strada che avrò percorso milioni di volte per andare al supermercato, sempre in auto e sempre indaffarata. Oggi però il tempo va a pedali e cercando il numero civico osservo le casette lungo il marciapiede. Sono piccoli condomini a due o tre piani, direi anni ‘60, forse ’70, tutte abitate , curate e tranquille. Erano case di periferia o forse addirittura in campagna, mentre adesso sono considerate e due passi dal centro. La voce di Francesca ma arriva dall’alto del suo balcone , rompe il silenzio e mi invita a lasciare la bici dentro al cancello.
Salgo le scale nella penombra rivolta a nord:  per me è una luce nuova per lei già queste scale sono casa sua.
Seppur invitata avverto un sottile disagio a varcare la soglia, sento che sto per scoprire un ambito molto personale dove devo camminare in punta di piedi, dove non capirò tutto , dove  mi stupirò scoprendo un mondo fatto di colori, tele, pennelli, ombre luci e storie…tante storie che palpitano nei quadri in attesa di respirare alle pareti di chi li ha capiti.
Francesca mi racconta. Ha sempre disegnato da bambina e da adolescente. Ma era solo una sua personale soddisfazione. Finché si accorse che la sua vicina,solitamente silenziosa e schiva, la osservava spesso dalla finestra. Finché un bel giorno (e se dico “bel “ non è casuale) la vicina invitò lei e sua mamma a casa sua. Intimorite e sospettose, anche loro come me, varcarono la soglia di un mondo parallelo che, seppur confinante, non conoscevano.
Francesca esita un attimo come se per un paio di secondi , raccontandomi quel momento passato, stia rivivendo la scena con i colori e gli odori di allora ben impressi nella memoria…una di quelle esperienze che restano vive e immobili nel tempo,  pronte per essere rivissute quando si vuole e quando se ne ha bisogno. Il racconto esita mentre i  suoi occhi adesso si guardano attorno e rivedono la stanza della Signora piena di quadri da tutte le parti, tubetti colori, barattoli pennelli tele…il tutto avvolto dall’ odor di trementina..un profumo per lei…Francesca si riprende un attimo da questo momento proustiano per spiegarmi che la Signora la osservava perché doveva dipingere una dama dell’ottocento e la sua carnagione di porcellana incorniciata da lunghi boccoli biondi erano perfetti per la sua ispirazione. Non appena Francesca rincasa guarda sua mamma e le comunica , con la lucidità delle scelte importanti che si fanno in gioventù , “io voglio fare la pittrice” .
Non dice voglio dipingere, dice “fare la pittrice” sarà il suo lavoro , la sua passione, la sua missione. Comincia a studiare da sola, dipinge autodidatta, poi fa corsi e entra nella bottega di un maestro.
Impara molto , fa mostre, i suoi quadri pur restando nei canoni della scuderia del maestro cercano sempre una loro personale vita, come la tela “Il corsaro” dipinta per la mostra su Verdi. Mi spiega che mentre tutti interpretavano il maestro con vari ritratti Francesca lo ritraeva attraverso una nave in fiamme a memoria di un opera lirica ritenuta minore che però per lei aveva un richiamo speciale speciale: il mare. Il mare dove suo papà ha lavorato tanto  e che lei  si porta nel cuore nella predilezione per il blu.
A un certo punto la bottega del maestro per Francesca diventa stretta, la sua creatività e sensibilità hanno bisogno di libertà di espressione e così decide di uscirne, grata di tutta la tecnica imparata e sopratutto del monito del suo maestro “non svendere la tua arte”: anche se l’arte non è quantificabile merita che tutti possano capire che vale.
I dipinti che adesso posso godere appesi alle sue pareti in effetti utilizzano tecniche diverse, si potrebbe dire che ce n’e per tutti i gusti (anche se il gusto è tutto suo, difficile che faccia cose che non le piacciono) : olio, tempera, acquerelli, mosaico e inserti di specchi nelle tele così da far entrare la realtà nella fantasia.  Lo trovo interessante …l’arte è realtà vista allo specchio… è reale ma vista da un’altra parte, con altri occhi.
La visita continua , ogni quadro ha una storia ogni quadro ha una sua anima, ogni dipinto una sua tecnica e un suo perché. E di dipinto in racconto emerge sempre più forte ma mai arrogante la forte personalità e , direi, spiritualità di Francesca . C è sempre un sorriso anche quando timidamente svela sue opinioni personali . Ma adesso sono avvolta da colori e dalla narrazione e proprio adesso che comincio a sentirmi più a mio agio mi sento chiamata di un quadro che se ne stava defiliato lassù un alto , appeso al muro sopra al cavalletto. Rose, un mazzo di rose, vivace allegro vibrante e colorato! Ad olio poi, con le sue tinte vivide e non opache, per formare quasi un vortice di fiori.
Osservo il laboratorio e immagino Francesca che armeggia con tubetti e trementina, che con pennellate spontanee ma non casuali racconta storie per chi ha anime sensibili che sanno guardare e occhi aperti che sanno ascoltare. Un po’ come le poesie no?
Torno a casa sapendo che a breve il quadro di rose fatto semplicemente per utilizzare i colori avanzati da altre tele se ne starà al calduccio a casa mia.
Torno a casa pensando che voglio raccontarla, raccontare la sua arte e la sua artigianità : ha la tecnica e l’esperienza di un buon solido artigiano ma ha la creatività personale di un vero artista .
Torno a casa con la sensazione di aver aperto una porta  speciale e di averla lasciata socchiusa, torno a casa e nel sole invernale questa storia mi sta addosso impalpabile come un vento ma colorata come un mercato d’oriente.
Torno a casa, ma adesso il mio desiderio è che Francesca e la sua arte escano da casa sua per poter girare il mondo e arricchire i muri e gli spiriti di tante altre persone.
Curioso, mi viene da dire “Ciak si gira!” proprio come il suo quadro preferito che, ovviamente , è un tripudio di blu!!
  1. Conosco Francesca da circa nove anni e la considero nel vero senso della parola una sorella. Ci siamo conosciute a casa di sua cugina, “l’altra” sorella da una vita, e trovate subito in sintonia. L’amicizia è cresciuta negli anni e ad alimentarla non sono solo convinzioni simili e passioni condivise, ma anche una ricerca – come ha ben detto Benedetta – spirituale e di senso della vita.
    La mia casa (piccolissima) è letteralmente tappezzata dei suoi quadri, ognuno di essi con una storia tutta sua e molto, molto amati. Solo pochi giorni fa’ ne ho portato a casa un altro ed è stata un’emozione trovargli il pezzo di parete giusta. O meglio, è stata un’emozione capire a quale pezzo di parete volesse essere appeso, perché col tempo ho capito che i quadri di Francesca godono di vita propria. Ognuno di loro appena lo osservi ti apre un mondo, no, che dico, una miriade di mondi. E poi lo riguardi, e lo riguardi ancora, e ogni volta che succede scopri qualcos’altro.
    Ho perso il conto delle volte che davanti ad una sua opera ho spalancato gli occhi e perso la parola, col cuore e l’anima rimescolati in un turbinio di sensazioni intense e molto reali.
    Insomma, una sorta di rivelazione mistica si potrebbe dire, e per quanto mi riguarda non sto esagerando.
    Francesca ed i suoi quadri, i suoi quadri e Francesca, impossibile scindere le due cose. Spesso le basta una pennellata – o una spatolata, si può dire? – per innescare in chi guarda emozioni a catena, come quando chiudi un attimo gli occhi, li riapri e capisci che dipingendo lei ha alzato per noi il velo, quello che divide il consueto dall’inusuale, il visibile dall’invisibile, la vita che conosciamo da quell’altra, che è sempre qui ma non sperimentiamo, se non appunto, attraverso una rivelazione.
    Lei anche per noi – con modestia, grande sensibilità e senso estetico – attraverso le sue opere si fa tramite, passaggio, porta di accesso da un mondo e l’altro, portando all’attenzione della parte più profonda della nostra anima ciò che è essenziale.

    Cristina

  2. Che meraviglia!!!! Le tue parole di scrittrice e i suoi pennelli sono entrati tutti e due nel cuore!!! Grazie a entrambe perché col vostro talento arricchite la vita di tutti!! Ci aspettiamo quindi che libri e quadri prendano finalmente il volo e occupino un posto d onore , l onore che si meritano. Rita

  3. Non conosco Barbara della quale ho scoperto e apprezzato il talento straordinario nel “dipingere ” con le parole emozioni ed eventi.
    Conosco Francesca e la sua arte, il suo modo schivo di porgere il suo talento pur essendo consapevole della sua inimitabile unicità.
    Conosco la sua ” urgenza ” di trasferire su tela emozioni e visioni profonde spesso senza compromessi di colori.
    Penso di essere a volte tra i priviĺegiati che hanno accesso alla sua profonda sensibili tà.
    Con alcune sue opere entri nell’anima universale.

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