Riflessioni

Due pesi, una misura.

giovedì 21 maggio 2020

Un kilo di piombo o un kilo di piume?
L’inganno di questo indovinello mi ricorda l’inganno che passa tra il pessimismo, considerato realistico e concreto, e l’ottimismo, ritenuto  sognatore e illuso.
Il kilo di piombo: ne basta poco in volume per essere schiacciante.
Il kilo di piume: ne serve una nuvola ingombrante per sostenere il nostro riposo.
L’illusione è che il primo è percepito più reale del secondo. Uno ci opprime, ci impone fatica e dolore per essere spostato, e col suo peso può mantenerci ancorati lì dove siamo impedendoci di andare avanti. L’altro, altrettanto reale, al massimo ci farà starnutire ma col suo morbido volume offre generoso sostegno e sollievo. Io ci vedo una forte analogia con l’essere pessimisti o ottimisti.
A dirla tutta non mi piace nessuno dei due termini.
Vorrei essere realista e basta.
Se per piombo intendo problemi, difficoltà, dolore, fatica, impotenza, paura…tutto ciò che riteniamo un ostacolo alla nostra felicità, e se per piume intendo appagamento, serenità, salute, fiducia, soddisfazione e tutto ciò che ci procura la tanto desiderata felicità allora vorrei essere solo realista. E cioè che ho bisogno di entrambi, che esistono entrambi e che pesano entrambi “un kilo”. La grande differenza, l’ostica battaglia è nel riconoscere ad entrambi la stessa misura, la stessa importanza e la stessa identica e concreta realtà. Si tratta quindi di alleggerire il piombo dalla sua negatività e di concedere alle piume il loro dignitoso peso.
Sono stanca di sentire SOLO lamentele. Vorrei che si desse la stessa risonanza alle conquiste. E vorrei che le lamentele diventassero richieste, proposte, sfide anche battaglie ma in piedi, attenti e attivi, pronti a chinarsi in un poderoso squat, che ci preserva la schiena e concentra la forza, per sollevare quel piombo. E magari scoprire che in fondo è solo un kilo. E che era solo una questione di postura il poterlo spostare.
Sono la prima a doversi alzare dalla poltrona della lamentela e mi tocca ammettere davvero che senza quel kilo di piombo che mi ostacola la visuale resterei accidiosamente sprofondata nel mio malumore. Ma, se oltre il piombo non ci fossero le piume da raggiungere perché mai dovrei muovermi? E, del resto, se fosse tutto solo piume sarebbe tutto solo noioso, una nuvola sterile senza stimoli, senza mete da raggiungere.
Ecco in questa tensione, in questa ricerca, in questo gioco di opposti ci può stare una danza. In inglese “struggle” (battaglia) rende benissimo col suono la fatica che comporta: sei consonanti toste rese pronunciabili da due coraggiose vocali.
Meglio “dance” no? Dove vocali e consonanti si alternano rappresentando lo sforzo potente e necessario per librarsi nell’aria in un vero e bellissimo “gran jetè” !
Ora, non vorrei essere irrispettosa nei confronti di chi si trova ad affrontare giornate che sono più “struggle” che “dance”.
Le ho passate anche io. Battaglie dure, dove le armi arrugginite non solo facevano un rumore terribile, ma si sgretolavano inefficaci. La sconfitta era assicurata se non accettavo di chiedere aiuto pronta però a chinarmi in uno squat. Forse era più difficile chiedere aiuto che sollevare il piombo. E a volte l’orgoglio e la pigrizia vanificavano anche la felicità raggiunta.
Quindi: se un amico mi delude, ricorderò anche che a suo modo ha dimostrato amicizia; se pretendo comprensione, forse prima devo comprendere che lingua parla il mio interlocutore: magari io dico “dance” e l’altro “danza”; se sono in un vicolo cieco, in un antro buio, nella nebbia di notte posso rallentare, chiamare aiuto, ritornare sui miei passi e accettare che il tempo curi la ferita; se le cose non vanno bene, a fatica , lo ammetto, ma mi tiro su le maniche; se non capisco allora ascolto di più e cerco tutti i segnali buoni, belli e positivi che possano ripristinare il dialogo…
Banalità? Probabile, non sono certo un messia. Ma sospetto che l’indovinello del piombo e delle piume  inganni ancora e così ho detto la mia. Mi sento sia timorosa che impavida, ma accetto il rischio. E’ una mia riflessione, una goccia nel mare. Ma una goccia vera. Reale come il piombo e le piume, sperando dia all’uno e alle altre la misura reale e imprescindibile che hanno nel quotidiano.

Stavolta è stata la rosa a insegnarmelo. Uno stelo sottile, un fiore carico di petali, spine e profumo.
E semi, che per oggi hanno dato anche frutto. GRAZIE!

  1. Questo pezzo è proprio nel tuo stile! Tutto molto veritiero. Anchevosservare da lontano, come dalla luna, i nostri piccoli affanni quotidiani, li rende immediatamente microscopici

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