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Dario ed Elena, lana che scalda il cuore.

martedì 30 luglio 2019

Lo ammetto. Sono orgogliosa di avere radici culturali che si estendono dalle Dolomiti a Roma, passando per Milano, Verona e Sassari, ma il mio tronco è cresciuto qui, in questa città di provincia tranquilla, custode di tanti piccoli tesori. Avendo i parenti fuori regione ho sempre trascurato i dintorni che dalla bassa pianura padana piano piano si elevano su dolci colline fino alle belle vette e ai crinali dell’Appennino da cui spesso si può vedere anche il mare. Casa Boniceto è qui. Sulla linea di confine tra collina e montagna. E anche solo il precorso per raggiungerla è davvero bello. Non solo, gradatamente ci accompagna all’esperienza. Si, perché Dario ed Elena sono un’ esperienza: cioè qualcosa e qualcuno che si sentono sulla pelle e arrivano al cuore.

Dicevo, il viaggio. Conviene prendere l’autostrada e uscire a Borgotaro. Il che significa uscire gradatamente dal panorama cittadino, dalle strade diritte e larghe e dall’aria che non ha profumo ma soffre del caldo amplificato dei condizionatori o del freddo inquinato dai riscaldamenti, forse entrambi eccessivi. Il casello di Borgotaro è la piccola porta che ci inoltra , con curve sinuose, in un panorama diverso. Tanto per cominciare devi rallentare, ma il bello è che il Taro che scorre più sotto, i boschi, i calanchi, i paesi ti tolgono la voglia di andare veloce e cominci ad apprezzare luci colori e ritmi diversi. Si spegne la radio, si apre il finestrino e si gode la guida. Si sale, lentamente le case diradano lasciando più spazio alla Natura. Qualche chiesetta ricorda che erano zone più abitate. La strada si restringe ma il doppio senso ti invita a cedere il passo.
Finché non si arriva a questa casetta rossa che, materna, accoglie visitatori e protegge tantissimi fiori. Pace e silenzio. La voce abbassa il tono e lo sguardo si eleva sorvolando sulle rose del giardino e sui declivi, coltivati e no, che circondano questo “fazzoletto di mondo” come lo chiamano loro. Elena e Dario sono i custodi di questo fazzoletto e con la loro dedizione lo rendono qualcosa di unico. Prima di andare avevo dato un’occhiata al loro sito e ai due video che si trovano in rete. Molto belli davvero ed esplicativi, ma è stato l’andare là conoscendoli e stando con loro una mattina, che mi ha permesso di capire. Dario ed Elena coltivano ortaggi frutta e foraggio, allevano capre con amore e ne fanno il formaggio per gli ospiti del B&B, non inquinano per avere energia, e coi loro alveari raccolgono miele. Dario ed Elena collaborano con la Natura conoscendola e rispettandola e la Natura risponde generosa. Non solo in ottimi prodotti da gustare stando lì con loro, ma in serenità , perché questa dimensione li fa essere persone appagate e coerenti, nonostante le difficoltà e le stanchezze che la vita da agricoltore comporta. La luce nei loro occhi e nei loro sorrisi mi dice che non cambierebbero la loro vita, ma ascoltarli mi dice anche che sono in ricerca di nuove strategie per continuare su questo sentiero cercando di coinvolgere altri a beneficio di tutti. E in questi “tutti” ci stanno coloro che lavorando e vivendo con loro potrebbero condividere le fatiche e migliorare la qualità di vita recuperando il gusto e la ricchezza delle relazioni personali nei gesti antichi e sapienti della semina, del raccolto e della condivisione. Ma in questi “tutti” ci sto anche io e quelli come me che possono, grazie a loro, assaporare gusti e sorrisi spesso labili e volatili in un contesto cittadino. Anzi, dirò di più: conoscerli mi ha permesso di gustare di più anche qui in città l’andare piano, comprare prodotti e cercarne il profumo e pensare a tutti i Dario ed Elena che dall’alba al tramonto lavorano per me. Oltre al loro, terapeutico direi, B&B hanno avuto una bellissima idea. Si sono accorti che la lana raccolta dalla tosatura delle pecore della val Taro andava perduta. Così si sono accordati con altri 5 conoscenti in zona e hanno deciso di raccoglierla, selezionarla, farla lavare, cardare e filare per ottenere meravigliose matasse di lana vergine morbida e calda, bianca o marrone a seconda del colore della pecora. Quando l’ho vista mi sono stupita, quando l’ho presa in mano me ne sono innamorata perché era un contatto antico, un ritorno alle origini senza andare lontano, direi come ascoltare un pastore che raccontando di pascoli e stagioni, di fatica e riposo, di silenzi e cammino mi scalda l’immaginazione e il cuore prima ancora di avvolgermi in una morbida sciarpa.

Ecco, Casa Boniceto è la casetta in pietra dove leggere e pensare, dove fare colazione con ciò che viene preparato con tempo e cura nella loro cucina accogliente. E’ Dario che, con lieve pronuncia lombarda e sguardo fiero, mi parla delle sue precedenti esperienze di lavoro da imprenditore e di come adesso non tornerebbe più indietro ma anzi vuole andare avanti preservando la ricchezza e la bellezza del suo lavoro senza isolarsi ma anzi coinvolgendo e ponendo domande serie e profonde a uno stile di vita che sfrutta la Natura in modo insano. E’ Elena, che con voce gentile, col suo sorriso delicato, coi suoi gesti garbati mi mostra l’orto con orgoglio, mi regala un caprino e lo impacchetta come un dono, e mi racconta con rinnovato stupore di un passato che aveva un’ agenda fitta di impegni ma poi ha incontrato Dario e scegliendo di camminare insieme la sua unica agenda era l’alternarsi delle stagioni.

Merita una visita, anche più di una. Meritano gratitudine, apprezzamento e sostegno, perché i primi che ne avranno beneficio saremo noi imparando a rallentare per riscoprire uno stile che sia di Vita e non di sopravvivenza.

Ritorno a casa lentamente, lascio che dai finestrini entri il sole e l’aria tiepida, saluto questo posto con un “arrivederci”, avrò bisogno di tornare…intanto, però, sul sedile accanto a me una borsa morbida e rigonfia lascia intravedere morbidi gomitoli bianchi e marroni…

 

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