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Remoulade, poptarts e skyr.

lunedì 10 ottobre 2016

 

“Poveretto” ci dicevamo con sguardo malinconico “mangerà solo aringhe e pane nero…” E ci dimenticavamo dei paesaggi tranquilli e ordinati, dei cieli piatti e profondi, del clima ventoso e quindi variabile , del verde dei prati e del candore delle case, ci dimenticavamo della quiete della Danimarca. Della quiete sorridente della Danimarca. E poi non era assolutamente vero che Senior avrebbe mangiato solo pesce crudo e smørrebrød per un anno. Ma anzi, si racconta di cene tra amici abbondanti e variegate, scaldate da bicchierini di snaps per scaldare lo stomaco e l’atmosfera. Si narra di arrosti e di dolci sicuramente diversi, buoni e gustosi. Emerse una cucina conviviale e fantasiosa che si addiceva bene alle case di legno bianco e azzurro, coi soffitti bassi (nonostante i danesi molto alti); con tavoli e sedie per tutti sia davanti a un camino che su un prato ben rasato macchiato di pecore bianche. La pioggia che colora i prati di verde brillante non scoraggia i ciclisti che, con o senza bambini , sfreccia senza ombrelli e con rari impermeabili : tanto la pioggia va e viene e ci si asciuga a casa. Di tutto questo clima naturale e sociale se chiedete a Senior “la cosa più buona?” vi risponde “la Remoulade!”

Ora, de gustibus non disputandum est , e non voglio denigrarla ma è una maionese . Una maionese arricchita di cetriolini , capperi e prezzemolo. È buona si, ma è una salsa… è qualcosa che accompagna… e forse proprio per questo per lui è così buona: nei sui ricordi è stato un po’ il fil rouge della cucina quotidiana, dei momenti in cui si sentiva in famiglia pur essendo lontano da casa. La Remoulade è stata la compagna di merende che con una fetta di pane (bianco o nero è lo stesso) tappava il buco di fame prima di cena, quando fuori era buio da ore e il silenzio della campagna non era ancora musica ma vuoto da riempire . La Remoulade c’era sempre in frigorifero, potevi contare su di lei e sorrideva anche perché pronunciare il suo nome non era difficile come tante altre parole che non erano altro che consonanti aggregate con rare vocali per prende fiato. Un Natale ne è arrivato a casa un barattolo formato famiglia . Senior ha avuto un moto di nostalgia . L’ha aperta con solennità e abbiamo lasciato che la assaggiasse per primo. Avevamo anche il pane nero per l’occasione e tutti, in religioso silenzio, ce ne siamo spalmati un po’ sulla fetta per assaporare con lui ricordi che non avremo mai. E infatti per noi era solo maionese con cetriolini. Niente di proustiano. Ma forse nemmeno per lui . Perché la Remoulade aveva senso  là , nella cucina di legno col cane che scodinzolava intorno. Non si ripeteranno mai più quelle situazioni ma l’aver vissuto intensamente quei momenti non perderà mai il suo sapore, e ogni etichetta di Remoulade nella sua vita gli confermerà quell’esperienza difficile e bellissima , intensa e faticosa, che l’ha reso un giovane uomo più aperto al mondo e con nuovi profumi e ricordi nel suo cuore che nessuno gli potrà mai rubare .

 

“Poveretto” ci dicevamo con tono canzonatorio ” mangerai solo hotdog e marshmellows!” E ci immaginavamo Junior già a tifare per una squadra di baseball che non conosceva e a provare lo skateboard nelle verdi “lanes” della provincia americana . Ma non potevamo sapere il calore delle famiglie numerose a Natale con la grandma che , come tutte le nonne del mondo, cucina per giorni per i nipoti piatti abbondanti e succulenti. Non potevamo immaginare che avrebbe imparato con la sua family a ristrutturare la casa coi muri di cartongesso e le piastrelle di linoleum prima di cambiare stato, casa, lavoro, scuola, amici … nel giro di un mese per la quattordicesima volta nella loro vita. Non potevamo sapere che sarebbe diventato “team manager ” e che significava semplicemente portare l’acqua ai giocatori di football ma anche avere il biglietto gratis per tutte le partite potendole vivere dagli spogliatoi al bordo campo sentendosi così comunque parte della squadra. Non immaginavamo che avrebbe vissuto davvero in un telefilm d’oltre oceano conoscendo e apprezzando questo grande paese che ha ancora gli slanci e gli ideali di un ‘adolescente , che si sente invincibile solo con un paio di sneakers ai piedi, che sogna e ti fa sognare ma che al risveglio può deludere o quantomeno stupire. E sopratutto non pensavamo che l’avrebbe fatto crescere e apprezzar tanto quello che aveva sempre avuto qui , apparentemente vecchio e noioso ma ricco e affascinante come i racconti fantastici dei nonni ai nipoti. Beh, se chiedete a Junior la cosa più buona che ricorda vi dirà i Poptarts. Barrette di finti biscotti di frolla ,con ripieno di finta marmellata (o qualsiasi altra cosa commestibile..davvero qualsiasi!) ricoperti di vera finta glassa.

Ebbene quelle barrettine dolci erano il suo conforto mattutino. Lo zucchero per cominciare la giornata e affrontare una realtà diversa da quella immaginata. Un dolcetto che lo confortava e lo aiutava nelle piccole costanti difficoltà quotidiane che lo stavano rendendo un giovane uomo, più maturo e consapevole. Quelle normalissime barrette resteranno per lui un simbolo forte che c’è sempre qualcosa di buono e di bello da scoprire, anche se abiti nel mezzo del nulla e se ti accusano che non conosci la nostra tradizione culinaria visto che non mangi la “salsa Alfredo” e la pizza con almeno ( non di meno,meglio se di più ) sette gusti sopra. Quel biscottino era il suo momento, il suo modo di vivere gli States, di aprirsi a uno stile di vita simile in tante cose, diverso nelle sfumature, curioso o impressionante come il Gran Canyon o Ground Zero. Quando tornerà laggiù sicuramente le vorrà mangiare ancora, e ancora ritroverà in quel sapore il calore della famiglia che l’ha accompagnato e gli ha insegnato un nuovo sguardo sul mondo.

 

“Poveretta” le dicevamo con sguardo schifato ” mangerai solo squalo marcio e… basta!” Mignon è partita lo stesso con la sua grammatica anglo- norrena, ultima edizione 1940, sotto braccio e con il sollievo di non vedere pomodori per un anno, il suo incubo in cucina. A dir la verità non sappiamo ancora molto da lassù a parte le informazioni che arrivano dal web ma non abbiamo notizie di squali marci.Ci sono perché sono un piatto tipico tradizionale nato , come spesso succede, da una necessità, ma non sono stati serviti in tavola. Per ora! Del resto noi ci mangiamo le lumache, si lo so, sono buone , ma se le pensate mentre sbavano sui muretti dopo la pioggia non fanno venire l’acquolina in bocca! Comunque sia lo spettro di questo povero pesce ridotto male è stato scongiurato e sostituito da paesaggi lunari a cinque gradi mentre qui si boccheggiava a bordo piscina. Mentre lei tentava di aiutare i pastori a riportare le pecore all’ovile cavalcandole allegramente noi tentavamo di evitare le punture delle zanzare schiaffeggiandoci come Schuhplattern altoatesini. Mentre io, pedalando piano per non sudare, andavo alla ricerca di una merceria  lei aspettava che io le comprassi nel negozietto calze pesanti sotto gli occhi allibiti del commesso che, dopo aver estrapolato una scatola da sotto il banco, mi proponeva una rimanenza di magazzino, calzettoni morbidi e caldi dagli improbabili colori. Mentre da noi gli studenti assaltavano le scuole in jeans attillati e strappati, canotte svolazzanti e scarpette di tela , lei varcava la soglia di un bianco e immacolato edificio antico (1904!) e si toglieva le scarpe per restare in calzettoni di lana. Mentre noi qui ci aspettiamo il solito autunno piovoso, il solito inverno natalizio , la solita Epifania per rimetterci a dieta , la solita primavera timida e umida al primo sole, lei non sa cosa l’aspetta perché i racconti dicono di lunghe ore buie e aurore boreali , di sette mesi di neve senza l ‘ombra di un abete imbiancato, di un gennaio difficile da superare ma che dura solo un mese. Per  ora sa solo che sta bene, che la gente non è buia come il cielo è che si può sopravvivere senza poter fare shopping trovando sempre qualcosa nell’armadio evitando il classico “non ho niente da mettermi!” . Per quanto riguarda la tavola sappiamo che è molto simile alla nostra  solo che si mangia tutto al contrario : salmone a colazione e skyr a cena .

Ora lo skyr è un latticello acidulo, un formaggio cremoso e yogurtoso che accompagna una cena leggera. Non posso ancora dire se sarà il suo piatto preferito ma da quel che sembra è una costante simbolo di questa esperienza, posso solo supporre che avrà lo stesso effetto della Remoulade o dei  Poptarts . Un sapore che evoca ricordi e atmosfere, una consistenza che ricorda emozioni e fremiti, un gesto che ricorda una familiarità che si porterà per sempre nel cuore.

Tutti abbiamo un sapore così . Anzi ne abbiamo più di uno! Quello che ci richiama la cucina della mamma , quello che ci ricorda la vacanza più bella, quello che ha la musica del primo bacio e quello che sa di banchi di scuola, quello che ha una ricetta infallibile su un foglio impiastricciato dall’uso e quello che arriva regalato a sorpresa e ci regala un sapore nuovo e inaspettato che sa di amicizia sincera. Dico inaspettato perché si parla di uva fragola che a me non piace tanto: buccia duretta, polpa che sguiscia in bocca e semini amari. <la trovo solo bella . E invece insieme ai barattoli vuoti ce n’era uno pieno . Colore violetto scuro. Bellissimo. Vasetto insolito chiuso con due molle. Una novità che recupera metodi antichi. Vado all’assaggio. Essendo una marmellata aspetto la colazione. Mmhh…ma cos’è ? Non è susine…non è prugne…non è mirtilli né ribes…è buonissima! Vado subito a whatsapp . E si svela l’arcano: uva fragola. Sguardo attonito e sorriso sorpreso. Secondo whatsapp : ” grazie! Posso avere la ricetta ? ”  E siccome è una mia amica la ricetta nasce dalla pratica e non prevede il bilancino da farmacista . E ve la regalo così come l’ho avuta e sopratutto col permesso della mia amica , che per me resta la mamma di Jude: un insolito e adorabile  bostoniano che parlava benissimo italiano e faceva eccezione ai Poptarts , alla salsa Alfredo e agli hotdogs.

Cito testuale dal cellulare :” un kilo d’ uva fragola in pentola coperta. Passare col passaverdura. Aggiungere 300-350 zucchero al succo d’ uva e volendo, un po’ di buccia di limone. Cuocere a fuoco basso per un oretta. Addensa e gelifica da sola. Invasare come sempre.”

Grazie mamma di Jude! Buona marmellata a tutti!

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